APPROFONDIMENTI, AUTORI

CASTEL DELL’AQUILA con relazione di Tatiana Melaragni

Sito Megalitico di Castel dell’Aquila Pitigliano (GR)  località Castel dell’Aquila

Coordinate: 42.608449 N, 11.595959 E

Il sito megalitico di Castel dell’Aquila si trova a mezza via tra il Monte Tellere e Poggio Rota nel territorio di Pitigliano,  a circa 750 metri a Nord del corso del Fiora.
Il sito, che verosimolmente è una ulteriore testimonianza della frequentazione rinaldoniana del territorio di Pitigliano, è, come spesso succede,  sorprendentemente ignorato da tutte le fonti ufficiali; l’unica citazione l’abbiamo trovata in una scheda di Tatiana Melaragni che riportiamo di seguito:

A circa 600 mt dalla conosciuta area e sito archeologico di Poggio Rota, percorrendo la strada vicinale che da Poggio Rota conduce a Monte Tellere,  sulla destra, è ben visibile, soprattutto nel periodo autunnale,  una ampia struttura caratterizzata da una serie di megaliti.
Il materiale è tufaceo, come vuole l’origine vulcanica di questo territorio, ed è caratterizzato da un tufo estremamente friabile al tatto.
La datazione della struttura la si colloca al III millennio a.C.  intorno al 3000-2800 a.C. e potrebbe essere collegata alla civiltà del Rinaldone.
Purtroppo la struttura non è ben definita a causa della folta vegetazione che la copre in gran parte.
Grazie all’utilizzo di un drone, dall’alto si è potuto vederne la forma. I megaliti si schierano creando una mezza luna (struttura al quanto particolare ed importante perché nell’analizzarla, riprende la stessa forma di altri siti della zona, es. Poggio Rota, Insuglietti).
Al momento possiamo numerare soltanto alcuni massi poiché per individuarli occorrerebbe una pulizia generale. La distinzione è possibile grazie alle intercapedini che si presentano tra di loro: sono visibili al momento 6 Massi, di cui il centrale a destra è il più alto (circa 6 mt.) Possiamo numerarli guardando la foto da sinistra a destra. Seguendo questo percorso notiamo che il masso 1 ed il masso 2 sono separati da un intercapedine la cui direzione va da nord – sud (con lieve inclinazione). Potremmo definirla Passerella .
Tra il masso 3 ed il masso 4 c’è un ulteriore spazio che va da nord a sud e che sorprendentemente potrebbe corrispondere ad un puntatore che indica perfettamente Poggio del Buco; le rilevazioni astronomiche sono  dall’archeo astronomo Luigi Torlai.
Il masso 5 in direzione nord-est presenta una importante fenditura che indica proprio il Solstizio di Estate (alba). Questo sta ad indicare che era un altro osservatorio astronomico con lo scopo sempre di segnalare il solstizio.  La struttura continua con un ultimo masso 6, che in realtà si presenta alquanto anomalo nella composizione, poiché una parte di essa è ricoperta da folta vegetazione e da rovi che non permetteno di individuare la forma.
L ‘imponente struttura megalitica sovrasta un altrettanto importante  struttura cavica, che conferma l’insediamento da parte di una prima popolazione eneolitica; si tratta di un ampia caverna con ampio ingresso separato da una colonna (probabilmente di periodo successivo). Dalla sua struttura è facilmente conducibile ad una sepoltura a grotticella, e che è stata riutilizzata in seguito.
Lo possiamo notare anche dagli interventi effettuati sia al suo interno (segni evidenti di piccone e scalpello per l’estrapolazione del tufo), sia sopra la facciata (presenza di incisioni e piccole cavità), ma anche perché il piano di calpestio della colonna non corrisponde al piano di calpestio più antico.
L’architrave della grotta è decorata sia dal lato sinistro che dal lato destro con dei grandi solchi che si uniscono al centro, sotto vi sono due grandi nicchie di forma ovoidale, contornate da tre coppelle da una parte e tre dall’altra. Le cavità a mio avviso non sono naturali bensì di natura antropomorfa.
I due solchi disposti in diagonale sono tagliati da un altro lungo orizzontale, che va da Ovest ad Est.
Gli ingressi sono rivolti a Sud (il che probabilmente non è casuale).
I solchi non corrispondono al periodo della realizzazione della grotta, bensì sono stati successivamente aggiunti al fine di inserire delle travi e coperture di legno. Probabilmente l’integrazione è stata fatta nel medioevo. Ai lati delle porte sono evidenti delle incisioni che probabilmente servivano per incastrare le porte.

BREVI CARATTERISTICHE GEOLOGICHE
La struttura megalitica, come anche la grotta è formata da tufo giallastro tipico della zona di Sovana e Pitigliano, le cui caratteristiche sono anche quelle di avere all’interno inclusioni di altrettanto materiale vulcanico e pomici.
Il tufo è molto friabile e si è formato per deposito di flusso piroclastico e successivo raffreddamento. Questo giustifica anche la presenza dei massi che sono forse fino 100.000 anni fa ruzzolati per mezzo del flusso vulcanico e raffreddati lungo il tratto che percorrevano. Le varie coppelle distribuite in modo non omogeneo, potrebbero essere altrettanto il risultato del raffreddamento.
Vi è una sola grande coppella che evidenzia l’ intervento antropomorfo, e cioè un probabile lavoro di levigatura del suo interno. Questa si trova sul lato destro del masso 4 (guardando dall’alto) rivolto ad est.
La grande nicchia di forma quasi ovoidale, presenta al suo interno delle inclusioni di pomici e frammenti vulcanici grigi. L’estremità in basso ha un piccolo canale. Il tipo di lavoro fa ipotizzare che un originale raffreddamento naturale ci sia stato e che di seguito l’uomo lo abbia utilizzato per poi creare la nicchia. (per quale utilizzo?).

PREMESSE
Quanto relazionato è soltanto una parte di studio che sto effettuando su questo sito e territorio; purtroppo il periodo estivo e la forte vegetazione non permettono di acquisire informazioni più dettagliate; con esse il numero reale dei massi ed i particolari che determinano l’intervento antropomorfo. Pertanto occorrerà un ulteriore sopraluogo, nonché un’ intervento di pulizia.
Il sito è di estrema importanza anche per la sua posizione; a pochi minuti da Poggio Rota e da Insuglietti, lo spazio tra i massi 3 e 4 punta verso Poggio Buco. La posizione e la vicinanza con altri osservatori astronomici ci rivela che vi è una particolare struttura organizzativa e che i siti possono avere collegamenti tra di loro. Inoltre la forma semicircolare: è una forma che si ripete con consuetudine in tutti i complessi eneolitici.
Un altro fattore importante è la vicinanza a circa 500 mt con antichi canali sotterranei di epoca etrusca (VII sec a.C) che si collegano ad un ambiente o più ambienti interni (ciò da verificare e mappare). Ciò stabilisce che l’area era ricca di corsi di acqua e di falde acquifere, utilizzate dagli etruschi per prelevarla ma anche per condurla all’interno di santuari o aree sacre. Pertanto il territorio era già sfruttato durante l età eneolitica fino all’epoca degli etruschi sia per sfruttare le risorse, sia per utilizzare l’energia magnetica del territorio.
Occorre creare un percorso storico che permetta di avere una panoramica degli eventi che si sono succeduti.

Relazione di
Tatiana Melaragni

Documentazione fotografica

Sito Megalitico di Castel dell’Aquila, vista dalla strada vicinale Poggio Rota – Monte Tellere. [2]

Sito Megalitico di Castel dell’Aquila visto dal drone di Fabrizio Volpi. [3]

Sito Megalitico di Castel dell’Aquila: probabile tomba con segni di riutilizzo. [4]

Sito Megalitico di Castel dell’Aquila: grande nicchia con in basso un piccolo canale; di origine antropomorfa. [5]

Sito Megalitico di Castel dell’Aquila: passaggio tra masso 1 e masso 2; nella foto Luigi Torlai, archeoastronomo collaboratore di Tages. [6]

Sito Megalitico di Castel dell’Aquila: ingresso della grotta tomba. [7]

 

 

 

 

 

Foto di Luca Bececco [1,2], di Fabrizio Volpi [3] e di Tatiana Melaragni [4-7].

 

Fonti

Testi tratti dalle schede di studio di Tatiana Melaragni, archeologa viterbese,2020

Copyright

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