APPROFONDIMENTI, Città Perdute

STATONIA E SOVANA

STATONIA E SOVANA
Una diversa e documentata ipotesi sull’ubicazione della città etrusca dal nome romano, Statonia

Uno studio di don Vittorio Burattini sulla nascita della sede vescovile di Sovana contiene una ben documentata descrizione sull’ubicazione dell’antica Statonia, nome romano di una piccola città etrusca dell’interno dell’Etruria, secondo Strabone (Della Geografia).
Dalle fonti citate dall’autore, sembra certo che la sede originaria del vescovato che fu poi di Sovana, sia stata la cattedrale di S. Ippolito in val di Lago, piccola valle a nord del lago di Bolsena. In un luogo della valle, in prossimità della via Cassia e di un’antica strada che la collegava alla città etrusca di Sovana, furono ritrovati i resti, oggi quasi scomparsi, della cattedrale, in una posizione ideale per la diffusione del Cristianesimo, perché per quella via, che sarà poi la Francigena, i pellegrini raggiungevano Roma.
Non era frequente, all’epoca, che una chiesa si trovasse completamente isolata, poteva accadere invece che si trovasse all’esterno delle mura della città (extra moenia), soprattutto se di una città etrusca, dove l’Etrusca Disciplina, non conciliabile con il cristianesimo, poteva essere ancora pratica di vita. La ricerca di una città prossima alla cattedrale ha indotto il Burattini a indagare su una collina vicina a Grotte di Castro e a San Lorenzo Vecchio, dal nome evocativo di civita, che presenta le caratteristiche delle antiche città etrusche dell’area dei tufi. Circondano la civita molte necropoli di epoca etrusca, riutilizzate in epoca romana.
Don Burattini avanza l’ipotesi che la civita di Grotte di Castro sia stata la città di Statonia. Le fonti sulla ubicazione della città sono contraddittorie. Il motivo della controversia è il riferimento che fa Seneca alla esistenza di un lago (lacus statoniensis) nel territorio di Statonia. La notizia non viene confermata da tutte le altre fonti, malgrado ciò gli studiosi si sono divisi nella individuazione del lago, senza giungere a risultati condivisi. Qualora fosse vera l’esistenza del lago, il Burattini fa notare che potrebbe trattarsi del Lagaccione, un lago poco profondo esistente nel comune di San Lorenzo nuovo, prosciugato nel XVI secolo. Oltretutto quel lago poco profondo potrebbe rispondere ad altro elemento identificativo del luogo, citato da Seneca, l’esistenza sul lago di un’isola galleggiante. In un lago poco profondo infatti la vegetazione lacustre, che di solito vi cresce, potrebbe aver dato a l’osservatore l’idea di un’isola fluttuante, mossa dal vento.
Don Burattini, per ricostruire la genesi della città di Statonia, ripercorre gli eventi svoltisi durante la conquista romana del territorio etrusco. Dopo le guerre del 311 – 308 a.C., i Romani, nel 280, affrontarono la resistenza delle città di Volsinii (Bolsena), Veio e alleati che si opponevano alla loro avanzata verso nord. Vinta le città di Veio e di Volsinii, quest’ultima la più difficile da sottomettere, conquistarono Statonia, mossero probabilmente verso Saturnia, per raggiungere Roselle, sulla costa.
Completata questa fase della conquista, sul percorso seguito per raggiungere Roselle, partendo dal lago di Bolsena, i Romani romanizzarono una fascia di territorio erigendo a prefettura le città Statonia e Saturnia, a municipio la città Sovana dell’interno e fondando la colonia di Cosa sulla costa. In tal modo crearono una linea di difesa dalle incursioni delle città etrusche del nord.
Roma completò la conquista dell’Etruria, poi dell’Italia intera, finché nacque l’impero in epoca prossima alla data di nascita di Cristo. Nato in Oriente, il Cristianesimo da Roma si diffuse su tutto l’impero. La Chiesa, dopo l’imperatore Costantino, si strutturò dividendo il territorio in diocesi o vescovati, ciascuno presieduto dal vescovo.
Significativo è il fatto che, relativamente a l’Etruria, sedi delle diocesi paleocristiane furono spesso le principali città etrusche. Limitando l’osservazione al nostro territorio, furono sedi di vescovi: Volsinii (Bolsena), Statonia, Tarquinia, Vulci, Roselle, Saturnia, Populonia. La scelta della sede vescovile nelle città che erano state etrusche potrà essere stata funzionale a l’opera di evangelizzazione, poiché in quelle città, sebbene romanizzate, sarà stata ancora praticata l’Etrusca Disciplina, avversa al cristianesimo più dello stesso paganesimo romano.
Nei secoli IV e V la chiesa cristiana era ormai ben presente sul territorio dell’impero.
Le invasioni gotiche rappresentarono un primo pericolo per la Chiesa e provocarono danni ad alcune diocesi ma i barbari germani avevano in genere conosciuto il cristianesimo nella versione ariana, mentre si trovavano ancora nelle proprie terre. Fu quindi relativamente breve il tempo che trascorse prima che i barbari accogliessero la religione cattolica e riconoscessero l’autorità morale del papa.
I guai nacquero con l’arrivo dei longobardi, un popolo di guerrieri composto da etnie diverse che si muovevano in massa a cavallo, con al seguito i carri carichi dei familiari e delle suppellettili, portando ovunque distruzione. Dell’Etruria i longobardi attaccarono per primo il nord distruggendo Populonia, il vescovo e gli abitanti della città si rifugiarono su l’isola d’Elba. I longobardi scesero poi a sud combattendo i bizantini, dove fondarono i ducati di Benevento e di Spoleto. Giunsero fino ad attaccare Roma, e le città della costa, Tarquinia, Vulci e Roselle. I Bizantini si ritirarono a l’avanzare dei longobardi, rifugiandosi sui luoghi o città fortificati (castra), contrastando con forza i barbari in quella fascia di territorio, il Corridoio Bizantino, che univa Roma a Ravenna, sede dell’Esarcato. L’Italia centro-settentrionale visse il periodo travagliato da l’arrivo dei longobardi (568) alla loro conversione al cristianesimo (640-650). Nei decenni a cavallo dei due secoli, il VI e il VII, il papa fu Gregorio Magno, una delle più grandi personalità della Chiesa dell’alto Medioevo. Il papa gestì i rapporti con l’imperatore d’Oriente, fece accordi con il re dei longobardo Agilulfo e il duca di Spoleto Ariulfo che minacciava le città del centro de l’Etruria, compresa Sovana che, in quel periodo era un castrum, presidio dei bizantini. Nel caos creato dagli attacchi dei barbari, il papa dovette prendere provvedimenti per salvaguardare la sicurezza dei vescovi: soppresse delle diocesi, modificò i loro territori, trasferì i vescovi in luoghi o città più sicure. Fu una rivoluzione in tutta l’Italia minacciata dai longobardi.
Nell’Etruria centrale, via via che le sedi furono seriamente minacciate , il papa prese i provvedimenti del caso:
Il vescovo di Volsinii fu trasferito a Orvieto.
Il vescovo di Tarquinia fu trasferito a Piansano,
Il vescovo di Vulci fu trasferito a Castro, un castrum bizantino fortificato,
Il vescovato di Saturnia fu soppresso perché la città subì ben due attacchi, prima dei goti, poi dei longobardi che la distrussero.
Il vescovo di Statonia e della cattedrale di S. Ippolito in val di Lago, fu trasferito a Sovana e al territorio del nuovo vescovato fu aggiunto quello di Saturnia.

Bibliografia essenziale
Don Vittorio Burattini, La Santa Chiesa Sovanese, le origini del vescovato e la traslazione da Statonia (Grotte di Castro) a Sovana, Rotary International – distretto 2070, Club Pitigliano Sorano – Manciano.