AUTORI, FEO GIOVANNI, LAGO DI BOLSENA

I VULCANI DEL LAGO di Giovanni Feo

Puteale rinvenuto nel tempio di Monte Landro

Il geologo e vulcanologo P. Moderni, nel suo “Studio geologico dei Vulcani Volsini” (1), elenca i principali crateri e coni vulcanici (bocche eruttive più piccole) nell’arcale del lago di Bolsena. L’autore indica circa un centinaio di coni vulcanici, distribuiti entro quattro principali crateri, che sono: Bolsena, Montefiascone, Capodimonte, Latera. L’autore analizza in dettaglio le caratteristiche dei maggiori siti vulcanici di Bolsena. Riguardo al monte Landro lo descrive come il cono vulcanico meglio conservato, di rimarchevoli proporzioni, sottolineando come l’interno del monte conserva ancora parte dell’originario camino eruttivo, ovvero ampie cavità da dove, specie l’inverno, fuoriescono vapori così caldi da sciogliere la neve in superficie.

Sul monte Landro è stato scoperto (2011) il più interessante, quanto unico, tempio etrusco, ricco di eccezionali reperti (vasca, puteale,ornitos..). E’ stato il ricercatore e cultore del luogo Marco Morucci ad accorgersi, nel testo di vulcanologia del Moderni, di una straordinaria e decisiva “coincidenza”: tutti i siti etruschi (e spesso pre-etruschi) nel territorio del cratere Volsinio, necropoli, templi, insediamenti, furono edificati sopra coni vulcanici; non vicino, ma direttamente sopra i coni vulcanici, compresi quelli, come i templi del monte Landro e Turona, dove ancora fuoriuscivano vapori caldi ed emissioni vulcaniche.

Moneta romana di Scribonius con un puteale e la lira e l’alloro del culto oracolare. In basso il martello simbolo della metallurgia e del dio del vulcano (Velch)..

Il numero di tali siti è così elevato da potersi rilevare la presenza di un “modello” insediativo e territoriale – civile e sacro – intenzionale e ben delineato. I templi etruschi di monte Landro e di Turona (almeno dal VI sec. A.C.) sono ambedue su coni vulcanici che ancora emettono vapori caldi dal sottosuolo.

Medesima situazione è quella scoperta da Alessandro Fioravanti nelle quattro “aiole” (tumuli), oggi sommerse, erette tutte su sorgenti termali, di origine vulcanica. Tale scenario conferma un culto di tipo ctonio, esplicato nei siti officiati da una casta sacerdotale, a sua volta detentrice dell’arte fulgurale, derivata in via tradizionale dalle antiche corporazioni di metallurgi; questi, a loro volta, erano affiliati al lavoro estrattivo e minerario che, appunto, si svolgeva nelle viscere del sottosuolo.

I dati vulcanologici di Bolsena ben si adattano a spiegare il significato del mito etrusco, trasmesso da Plinio ed altri, sul “mostro Voltam”. Ovvero le distruzioni sismiche, i terrori e i bruciori che infestavano l’area vulcanica di Bolsena e che furono “evocati” e allontanati grazie all’arte fulgurale di Porsenna, il lucumone e fulguratore di Chiusi. Ciò spiega chiaramente l’origine dei templi etruschi del VI secolo, così come spiega la leggenda del mostro Voltam e, infine, indica la speciale sacralità del vulcano Volsinio, di Bolsena e del suo lago, lì dove era il tempio confederale della fortuna etrusca.

Giovanni Feo

Tempio etrusco di Monte Landro. Vasca con il foro di uscita dei vapori vulcanici dove era situato il puteale.

 

 

 

(1) P. Moderni, Contribuzione allo studio geologico dei vulcani Vulsini, Tipografia Nazionale di G. Bertero e C., Roma 1901

 

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